Col cuore chiuso
Pensavo a cosa scrivere.
Andrò a braccio.
La prima cosa che mi viene riguarda un post precedente, quello che parla della poesia in TV. C’è stato uno sviluppo attraverso i commenti. Direi uno sviluppo comico e una svolta inaspettata.
La maggior parte delle persone che frequenta i blog sbircia senza lasciare traccia, lurka. Qualcuno ogni tanto lascia un commento. Sono sempre contento quando c’è un commento, per un mommento la comunicazione non è più unilaterale.
Nel commento a cui mi riferisco sono stato definito superficiale, criticone, col cuore chiuso e sono stato invitato ad andare a dormire. E’ tutto molto divertente. Mi piace.
Poi ci penso.
Criticone: sì.
Superficiale: a volte.
Col cuore chiuso: no.
Ci ripenso: col cuore chiuso…… no.
Poi ci ripenso: col cuore chiuso…… non credo.
Ieri sera, nel foyer del Teatrofficina Refugio, ho parlato con L.
La conobbi molti anni fa perché amica di un’amica. Non abbiamo un rapporto profondo perché non ci siamo mai frequentati. Ma ogni tanto parliamo. Ieri sera abbiamo parlato. Molto.
L. mi ricorda che l’ultima volta che ci siamo incontrati è stato al pronto soccorso quest’estate. Ricordo. Lei era molto agitata perché un suo familiare aveva avuto una specie di malore. Io ero fuori di testa perché c’era mio padre che non si reggeva in piedi dopo la chemio, era collassato. Sarebbe morto dopo pochi giorni. Oltretutto ci saranno stati 35 gradi, ore e ore di attesa senza sapere niente, la conversazione con la (appena conosciuta) compagna di mio padre (Aaaaarghhhh!!!), nessun altro della famiglia a confortarmi, solo la fida Alessandra al mio fianco. Che, un po’ come me, nella sciagura tiene duro.
Ieri sera, L. mi ha ricordato di una cosa successa al Pronto Soccorso e che avevo rimosso. A un certo punto lei era seduta davanti a me, dall’altra parte della stanza. Un po’ sbracata per il caldo soffocante. Entrambi aspettavamo di avere notizie. Circondati da malati. L’ho guardata. Mi sono portato portato una mano alla bocca per non far vedere agli altri cosa le dicevo. Ho bisbigliato. Lei lì per lì non ha capito. Poi invece ha decifrato il movimento delle labbra: “ti si vede le mutande…”. Si è ricomposta prontamente e ha riso.
Non era l’ambiente adatto. Eppure abbiamo sorriso. Per tirare avanti.
Non ci eravamo più visti.
L’ho vista ieri sera.
Abbiamo parlato molto.
Ci siamo intesi.
Ha letto il mio libro.
Le è piaciuto.
Ha detto che è cupo.
Le ho detto che lo so.
Ha detto che sa.
Ho detto che penso molto.
Mi ha detto di mollare un po’ la testa e andare col cuore.
Ancora questo cuore.
Manca solo la rima con amore…
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- Pubblicato:
- 11 gennaio 2010 / 19:44
- Categoria:
- Cazzate varie, persone
1 commento
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