Musica da viaggio: But not for me
Ebbene sì, è giunto il momento della musica da viaggio, ovvero il CD che sto ascoltando ripetutamente in questo periodo nella mia micra rossa. Si tratta di The Best of Chet Baker Sings, una raccolta di brani suonati e, soprattutto, cantati da Chet Baker.
Perché, oltre che sopraffino trombettista, Chet era, secondo me, un bravo cantante, che – come dice Alessandra – usava la voce proprio come la tromba. Ogni sua canzone, anche quella più allegra, è sempre malinconica. D’altronde ha avuto una vita piuttosto complicata, da super-drogato, come si richiede ad ogni vera stella del firmamento jazz. In questo CD ci sono molti pezzi celebri e belli (The thrill is gone, My funny Valentine, Let’s get lost, Time after time – non quella di Cindy Lauper!, ecc.), ma la traccia su cui mi sono concentrato (invasato?) e che, a suon di risentirla, rischia prima o poi di saltare (e pensare che quando i CD hanno sostituito i vinili, ci dicevano che erano indistruttibili…) è la numero 2, But not for me, che ha una lunga storia alle spalle e che io trovo bellissima.
But not for me
They’re writing songs of love, Scrivono canzoni d’amore,
but not for me. ma non per me.
A lucky star’s above, C’è una buona stella in cielo,
but not for me. ma non per me.
With love to lead the way Con l’amore che mostra il cammino
I’ve found more clouds of grey Ho trovato più nuvole grigie
than any Russian play could guarantee. che in qualsiasi dramma russo.
I was a fool to fall Sono stato uno scemo a innamorarmi
and get that way e a seguire quella strada
Heigh-ho! Alas! And also, lack-a-day!* Ahimé, poveraccio e oltretutto pigro
Although I can’t dismiss Sebbene non possa liberarmi
the memory of her kiss del ricordo del suo bacio
I guess she’s not for me. Suppongo che lei non sia per me.
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(*Ho usato un po’ di fantasia nel tradurre la riga Heigh-ho! Alas! And also, lack-a-day!: sono tutti lamenti che vogliono dire “Ahimé, povero me”, ecc., ma lack-a-day ha un significato diverso. Ho guardato alcune traduzioni del testo su internet ma nessuna mi soddisfava. Poi ho scoperto che lackadaisical – che sicuramente viene da lackaday – significa “languido, fiacco, apatico, svogliato, pigro. In italiano ho quindi usato l’aggettivo)
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But not for me è stata scritta nel 1930 da George e Ira Gershwin per il musical Girl Crazy, e fu interpretata per la prima volta on stage da Ginger Rogers. Poi, come standard jazz, è stata incisa da decine di artisti prestigiosi, come Billie Holiday, Ella Fitzgerald, John Coltrane, Doris Day, Elvis Costello e molti altri.
La versione originale prevedeva una strofa introduttiva funzionale al musical che poi (per fortuna, perché stupidina e troppo datata – i versi prima del ritornello citano così: “I never want to hear from any cheerful Pollyannas/Who tells you fate supplies a mate/It’s all bananas”) è stata abbandonata per concentrarsi unicamente sul ritornello, che in effetti è perfetto, sia come melodia che come testo. Già dall’inizio si capisce che l’autore si pone in contrasto con ciò che lo circonda (ci sono cose belle nel mondo, canzoni d’amore, stelle in cielo, ma non per lui…) e tutto questo a causa di un amore sbagliato.
Su Youtube si trovano varie versioni, tra cui quella di Billie Holiday, Linda Ronstand (testo integrale), Elton John (che l’ha usata per “Quattro matrimoni e un funerale”), la non simpatica Diana Krull (che nel video dà la dimostrazione di come si possano interpretare i classici in vari modi diversi) e altri.
Una curiosità: nella versione incisa da Doris Day alla fine degli anni ’50, si parla di “Broadway play” anziché di “Russian play”.
Avete capito perché? No?
Ah, bei tempi, quelli della guerra fredda!
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- Pubblicato:
- 6 agosto 2010 / 16:02
- Categoria:
- musica
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